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Gli orti scolastici

L'orto scolastico è uno luogo coltivato che si pone a servizio della scuola come spazio e tempo in cui perseguire obiettivi pedagogici e didattici propri dell'istituzione. Non è, quindi, un orto all'interno del perimetro scolastico, anche se di questo abbiamo bisogno, ma una declinazione del fare scuola che fa uso dello strumento orto e della metodologica didattica del coltivare. Adattandosi agli scopi della scuola, da quelli individuati nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo a quelli di una specifica progettualità, passando per il Piano Triennale dell'Offerta Formativa, l'orto scolastico si trasforma nelle funzioni e nell'aspetto per consentire alla scuola di svolgere la propria mission. Così, di volta in volta, si disarticola, scompone e ricompone per somigliare agli orti tradizionali o per divergerne sostanzialmente, trovando sempre una formula e una fisionomia adatte all'imparare e all'insegnare.

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Un po' di storia (tratto e adattato da "L'orto delle Meraviglie", di Emilio Bertoncini)

 

Possiamo ricondurre la nascita del fenomeno al Manuale Hoepli dal titolo “Il campicello scolastico”. Il libro è il risultato del concorso del Ministero della Istruzione Pubblica dal titolo “Istruzioni pratiche ai Maestri rurali sull'impianto e la tenuta del campicello scolastico” con scadenza il 31 maggio 1901. Azimonti e Campi, autori del libro, si cimentano nella scrittura con un obiettivo ben preciso: “determinare un sensibile sviluppo dell'agricoltura razionale, quella che fa guadagnare molti quattrini”. Lo fanno cercando di introdurre nella società rurale i principi dell'agricoltura moderna e l'orientamento produttivistico è così marcato che la pubblicazione è dichiaratamente rivolta ai “Maestri rurali”, quelli che lavoreranno con i futuri contadini.

Da quel momento, non emerge traccia di progetti aventi una natura organica su scala nazionale fino al 2004 quando Slow Food avvia il progetto “Orto in condotta”. Esso si propone come strumento principale delle attività di educazione alimentare e ambientale portate avanti dall’associazione nelle scuole del nostro paese. Secondo questo progetto, “insieme agli studenti delle scuole, gli insegnanti, i genitori, i nonni e i produttori locali sono gli attori del progetto, costituendo la comunità dell'apprendimento per la trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell'ambiente”.

Ai più attenti non sfuggirà che la salvaguardia dell'ambiente oggi passa anche attraverso la rimodulazione di alcune di quelle pratiche razionali che si intendeva introdurre ad inizio '900 e che il motto “buono, pulito e giusto” proposto da Slow Food intende la redditività economica auspicata ne "Il campicello scolastico" nei termini di un'adeguata redistribuzione delle opportunità di reddito tra tutti i soggetti della filiera produttiva e non certo a vantaggio esclusivo dei proprietari terrieri.

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L’orto scolastico secondo Slow Food deve presentare alcune caratteristiche:

  • il terreno deve essere coltivato per tutta la durata del progetto,

  • la coltivazione deve essere biologica o biodinamica,

  • le varietà coltivate devono essere quelle tipiche del territorio regionale,

  • è vietata la coltivazione di prodotti geneticamente modificati,

  • devono essere privilegiati i prodotti che possono essere raccolti e consumati durante l'anno scolastico,

  • l'uso dell'acqua deve avere un ruolo didattico, cioè deve essere spiegata agli studenti l'importanza di una gestione oculata di questa risorsa.

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Nel progetto Orto in condotta l’orto deve essere realizzato secondo la buona regola dell’arte e non può, per così dire, essere messo in discussione, tanto nella sua fisionomia, quanto nelle regole agronomiche. Inoltre, la priorità è la trasmissione dei saperi connessi all’orto e all’alimentazione

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Anche la Fondazione "Campagna Amica" legata a Coldiretti propone percorsi educativi collegati all’orto.  Si tratta di una proposta di attività educative e percorsi di crescita distinti che spaziano dalla fascia di 3-5 anni a quella 14-18  seguendo la progressione degli ordini di scuola da quella dell’infanzia alla scuola superiore. La proposta educativa è imperniata sull’orto, ma lascia alle scuole che decidono di aderire una certa libertà. L’impronta è, logicamente, connessa in modo sostanziale al fare agricoltura e alla tutela dell’ambiente. L’orto anche in questo caso nasce secondo il rispetto di precise regole agronomiche che, soprattutto a partire dalla scuola primaria, costituiscono un riferimento essenziale del percorso da intraprendere. Progettare l’orto, sapere come si realizza e quali sono le tecniche di coltivazione, conoscere i prodotti locali sono elementi proposti con una certa costanza nei vari percorsi educativi.

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Anche alcune associazioni ambientaliste, come Legambiente e WWF, talora con specifiche iniziative o varianti regionali, propongono l’orto a scuola come strumento di educazione ambientale e alimentare. Particolare attenzione viene posta alla capacità dell’orto scolastico di fungere da strumento per interpretare e capire la relazione tra uomo e territorio. L’approccio educativo si traduce, spesso, in una proposta che valorizza molto l’uso dell’orto a supporto dell’area disciplinare  scientifica.

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A partire dall'A.S. 2008/2009 è andato affermandosi, prima a livello locale e poi come riferimento nazionale in campo pedagogico, un nuovo approccio promosso sotto la denominazione "L'orto delle Meraviglie". Con uno sguardo rivolto al futuro, esso introduce il concetto di orticoltura didattica a scuola intesa come uso dell'orto e delle sue tecniche per insegnare e apprendere a 360°, andando oltre le regole agronomiche, l’educazione alimentare e ambientale, pur senza perderle di vista ed ispirandosi alle Indicazioni Nazionali per il Curricolo. L'orto, talora declinato in forme che quasi lo rendono irriconoscibile, diventa così un laboratorio all’aria aperta in cui riunire i saperi che la scuola isola in discipline diverse per poterli ri-assortire, ri-assemblare, valorizzare e utilizzare secondo schemi nuovi con l’immediata applicazione dei saperi stessi. In questo contesto il termine “saperi” esclude il nozionismo  arido e ci si riferisce, invece,  ad un patrimonio di sapere, saper fare e saper essere che può diventare uno dei contenuti minimi del bagaglio culturale necessario ai bambini in vista del futuro. Passare dal fare l’orto a fare orticoltura didattica a scuola e da qui all'uso del coltivare come metodo didattico  potrà essere una delle innovazioni fondamentali nel rapporto tra orto e scuola.

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